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lunedì 10 novembre 2014

Recensione: "Storia di una ladra di libri" di Markus Zusak

Storia di una ladra di libri
Autore: Markus Zusak
Editore: Frassinelli
Pagine: 563
Prezzo: 16,90 € cartaceo

Trama:
È il 1939 nella Germania nazista. Tutto il Paese è col fiato sospeso. La Morte non ha mai avuto tanto da fare, ed è solo l'inizio. Il giorno del funerale del suo fratellino, Liesel Meminger raccoglie un oggetto seminascosto nella neve, qualcosa di sconosciuto e confortante al tempo stesso, un libriccino abbandonato lì, forse, o dimenticato dai custodi del minuscolo cimitero. Liesel non ci pensa due volte, le pare un segno, la prova tangibile di un ricordo per il futuro: lo ruba e lo porta con sé. Così comincia la storia di una piccola ladra, la storia d'amore di Liesel con i libri e con le parole, che per lei diventano un talismano contro l'orrore che la circonda. Grazie al padre adottivo impara a leggere e ben presto si fa più esperta e temeraria: prima strappa i libri ai roghi nazisti perché "ai tedeschi piaceva bruciare cose. Negozi, sinagoghe, case e libri", poi li sottrae dalla biblioteca della moglie del sindaco, e interviene tutte le volte che ce n'è uno in pericolo. Lei li salva, come farebbe con qualsiasi creatura. Ma i tempi si fanno sempre più difficili. Quando la famiglia putativa di Liesel nasconde un ebreo in cantina, il mondo della ragazzina all'improvviso diventa più piccolo. E, al contempo, più vasto. Raccontato dalla Morte - curiosa, amabile, partecipe, chiacchierona - "Storia di una ladra di libri" è un romanzo sul potere delle parole e sulla capacità dei libri di nutrire lo spirito.

Recensione a caldo, poco dopo aver finito l’ultima pagina… Stavo scorrendo i commenti lasciati dai lettori, molti dei quali lo definiscono un libro pessimo, scritto male, con un’accozzaglia di frasi buttate qua e là che impediscono di capire la storia, piena di flashback e flashforward… Alcuni dicono che il furto dei libri è marginale, che le anticipazioni fanno perdere la suspence, altri semplicemente che la storia è piatta e banale, e che di conseguenza ha successo solo perché di moda. AVETE TORTO! QUESTO LIBRO È MERAVIGLIOSO!
Lo dico a voce alta, perché penso sinceramente che questi commenti siano frutto di letture superficiali, che non riescono a capire l’essenza di questa storia.
È una storia ambientata nella Germania nazista, un contesto a dir poco drammatico, perciò già possiamo immaginare che non tutto quello che leggeremo sarà all’insegna del lieto fine. Non c’è stato lieto fine per nessuno in quegli anni, non ci sono vincitori durante una guerra e non c’è felicità per chi è costretto a viverci dentro. MA. L’anima di questo racconto è pura poesia, nonostante l’orrore di quello che si nasconde dietro alla quotidianità di Liesel, la grazia con cui viene raccontata questa piccola parte di mondo riesce per un momento a farci dimenticare il dolore. Solo per un momento.
Liesel non è superficiale, non è una stupida, poco per volta si rende conto di quello che le accade intorno e quando Max entra a far parte della sua famiglia poco alla volta impara anche l’importanza delle parole. Le parole scuotono le anime e vengono seminate, in modo tale che possano poi germogliare e diffondersi nel mondo. Nel bene e nel male. La forza di questa storia non sta nel conoscere o meno il futuro dei personaggi. È una questione del tutto irrilevante.
Questo romanzo credo abbia proprio lo scopo di sfiorare le nostre vite, emozionarci, ricordarci la nostra storia. Per non dimenticare e soprattutto per non smettere di sentire.
I libri rubati sono un simbolo: non devono stare al centro della narrazione, la ladra di libri non deve rubarne migliaia per essere considerata tale. Ne bastano pochi, ne basterebbe uno solo, perché un libro è simbolo di conoscenza, consapevolezza e libertà.
Ogni titolo simboleggia una parte della vita della bambina, che nel frattempo cresce, che lega ad ogni volume una parte della sua esistenza, che grazie ai libri riesce a maturare e interpretare il suo mondo, affrontando costantemente i suoi personali fantasmi.
Non è un racconto lineare, ma la scrittura è limpida, poetica, delicata e allo stesso tempo incisiva: trasmette delle immagini nitide e mai banali. 
È come se l’autore, dal suo particolare punto di vista, guardasse il mondo con gli occhi della bambina e fonde il reale con il sentimento e con l’emozione.
Ogni personaggio è delineato con amore e con colori e suoni unici. Non ero certa di voler leggere una storia che sembrava drammatica, ma fin dalla prima pagina ho capito che questo romanzo non segue le regole, non è prevedibile, e lascia qualcosa di importante in chi lo legge. È una lettura piacevole ma impegnativa, delicata e decisa, e lascia una traccia indelebile in tutti coloro che sono in grado di comprenderne appieno il suo autentico significato. Da leggere e da non dimenticare.